DAL TERRITORIO


Eurozona e localismo DAL TERRITORIO
autore: Roberto Frosini
Direttore Federazione Toscana Bcc

SIAMO ORAMAI ENTRATI PIENAMENTE NEL TEMPO DEI GRUPPI BANCARI COOPERATIVI  disegnati dalla riforma del 2016 e, per quanto riguarda il Gruppo Iccrea, è trascorso poco più di un anno dall’ingresso di una nuova governance, che ha riguardato in primis il vertice del Consiglio di Amministrazione e a seguire la struttura del top management.

Ma oggi un qualsiasi “scritto” non può non iniziare rammentando le circostanze straordinarie che in questi mesi hanno caratterizzato la vita di tutti noi, legate ad un’emergenza sanitaria che ci ha costretto a comportamenti che mai avremmo immaginato di dover assumere.

Nell’era della rivoluzione digitale, della robotica e delle biotecnologie, in sintesi nell’era in cui pareva che la tecnologia avesse conferito all’uomo un potere quasi assoluto, un semplice virus ha sostanzialmente “bloccato” il mondo, o perlomeno la gran parte di esso.

E insieme ad una penosa scia di dolore e ad immagini che resteranno scolpite nella memoria collettiva, gli effetti conseguenti alle inevitabili forme di restrizione dell’attività economica e sociale che sono state adottate dalle Autorità, pongono delicati interrogativi sul futuro prossimo venturo.

Ciò a maggior ragione in Italia, tra i paesi più duramente colpiti, che già si trovava in una situazione difficile in epoca ante-virus; basti pensare che per il 2020 era prevista una crescita del PIL dello 0,5%, il rapporto deficit/PIL intorno al 2% e quello debito/PIL al 134%, dati che ponevano il nostro Paese tra quelli meno virtuosi dell’eurozona. La pandemia da Covid determinerà una caduta del prodotto che si stima possa aggirarsi intorno al 9% per l’anno in corso e interventi di spesa del Governo per circa 80 miliardi di euro, il che porterà l’indebitamento netto al 10% e il rapporto debito/PIL nei pressi del 160%.

In Toscana le prime previsioni dell’IRPET scontano una decrescita a due cifre, anche e soprattutto per il rilievo che nella nostra regione hanno da sempre avuto i flussi turistici, oggi sostanzialmente inesistenti.

Nell’arco di un paio di mesi l’Unione Europea, pur criticata da più parti, ha assunto decisioni che erano impensabili fino a poco tempo fa, ad esempio la sospensione del Patto di stabilità e la moratoria sulla disciplina degli aiuti di Stato. Allo stesso modo la BCE sta intervenendo pesantemente sui mercati a sostegno delle emissioni governative e ha messo in atto operazioni a tassi negativi che presumibilmente rappresenteranno uno dei fattori più rilevanti di ricavo nei conti economici 2020 delle banche (ad esempio le operazioni TLTRO III).

Nel momento in cui scriviamo non sappiamo se l’Italia ricorrerà ai fondi del MES – prestiti a 10 anni a tassi prossimi allo 0 senza condizionalità per finanziare spese sanitarie – oppure agli altri strumenti che sono stati resi parimenti disponibili – fondo SURE per il sostegno all’integrazione dei redditi e nuovi prestiti BEI –, così come non sappiamo quale sarà l’effettiva disponibilità di denaro e le modalità di intervento del nuovo Recovery Fund immaginato dalla Comissione europea – sussidi a fondo perduto e prestiti –, ma in questa fase non si può disconoscere all’Europa un vitalismo tante volte auspicato e finora scarsamente perseguito, che fa presumere un punto di svolta nella politica continentale.

Difficile dire cosa potrà accadere in Italia alla luce della situazione che si è generata; la speranza è che si possa trattare di una crisi a “V”, dove a una rovinosa caduta iniziale subentra una forte ripresa della domanda e della produzione. Certo è che a un dato momento, presumibilmente quando termineranno gli interventi straordinari della BCE e della Commissione europea, occorrerà fare i conti con i mercati dando segnali concreti di sostenibilità del nostro debito.

Tutto questo non può non avere effetti anche sull’andamento delle Bcc e dei Gruppi ai quali esse aderiscono.

Già prima della pandemia non mancavano motivi di attenzione per il sistema bancario: la dinamica dei tassi d’interesse, che riduce lo spread ai minimi termini; il livello dei costi operativi in rapporto ai volumi lavorati; gli investimenti necessari per adeguare il modello di business all’incedere dell’evoluzione tecnologica; infine, per le Bcc, l’avvio dell’operatività dei Gruppi bancari, con le sue profonde ripercussioni organizzative.

È stato detto più volte: per le Bcc passare dopo 130 anni di completa autonomia, giuridica e gestionale, alla direzione e coordinamento di una società Capogruppo non sarebbe stato semplice.

E la pandemia non ha certo favorito il progressivo adeguamento delle Bcc alle nuove metriche di comportamento che l’appartenenza a un Gruppo comporta, tant’è che ad esempio Iccrea ha dovuto rivedere le proiezioni economico-finanziarie del primo vero e proprio piano industriale di Gruppo, che abbraccia un arco temporale che arriva al 2023. Un piano particolarmente “sfidante” che mira a importanti recuperi di redditività agendo sia sul lato dei costi che su quello dei ricavi.

Il lavoro delle Bcc è reso poi particolarmente complicato dalla circostanza di essere considerate banche “significant” ai sensi dell’art. 40 del Regolamento BCE n° 468\2014, in quanto appartenenti a Gruppi che hanno le previste caratteristiche di significatività. Tutti ci stiamo accorgendo cosa ciò comporti, in sintesi soggiacere ad oneri regolamentari ed organizzativi immaginati dalla Banca Centrale Europea per banche di ben diversa dimensione e complessità.

Per questo motivo la Federazione Toscana ha chiesto ufficialmente a Federcasse di farsi portavoce del disagio correlato a questa nuova condizione cui le Bcc sono soggette, al fine di ottenere interventi normativi ad hoc da parte delle competenti autorità.

In ogni caso una modifica dell’attuale assetto nato con la Riforma del 2016 non sarà certamente semplice da ottenere. Per questo, pur continuando a stimolare Federcasse nella ricerca di possibili soluzioni a questo problema, occorre concentrarsi sulla messa a regime dei Gruppi bancari.

In tal senso dicevamo all’inizio che Iccrea, da un anno a questa parte, ha una nuova governance ed un nuovo management, cui certamente hanno contribuito le Bcc toscane con la loro Federazione. Era infatti sentita l’esigenza di una maggiore capacità d’ascolto dei problemi che le Bcc rappresentavano e, al contempo, era altrettanto sentita la necessità di una svolta organizzativa che recuperasse coerenze di compiti e funzioni.

La strada intrapresa va nella giusta direzione ed oggi Iccrea è considerata dalle Bcc aderenti un riferimento stabile, capace di proiettarle con i suoi prodotti e servizi nell’arena globale conservando la dimensione e vocazione locale che da sempre le caratterizza.

Chiantibanca partecipa attivamente a questi processi e si conferma una delle realtà più dinamiche e meglio gestite del Gruppo Iccrea.

Al Consiglio di Amministrazione e al nuovo direttore un sentito ringraziamento e un augurio sincero di buon lavoro per l’immediato futuro.


Progetto di bilancio 2019: utile di oltre 11 milioni DAL TERRITORIO

Il Consiglio di Amministrazione di ChiantiBanca ha approvato il progetto di bilancio 2019 chiuso con un utile netto di 11,090 milioni, il più alto mai fatto registrare dalla banca e il primo dall’adesione al Gruppo Bancario Iccrea. Il progetto di bilancio 2019 sarà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea annuale dei Soci che si terrà venerdì 26 giugno (in seconda convocazione) con una modalità del tutto eccezionale a fronte dell’emergenza Covid-19: lo svolgimento dei lavori avverrà senza presenza fisica dei soci, che avranno la possibilità di esprimere il voto esclusivamente conferendo delega al Rappresentante Designato, individuato nel notaio Marcello Focosi (sul sito www.chiantibanca.it la documentazione e le istruzioni di svolgimento assembleare).

Fra i punti all’ordine del giorno della prossima Assemblea anche l’elezione delle nuove cariche sociali (Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale e Collegio dei Probiviri): sempre su www.chiantibanca.it la lista delle candidature.

Tornando ai numeri di bilancio, a ulteriore testimonianza degli importanti risultati e del livello di solidità raggiunti, va registrato il notevole miglioramento del profilo creditizio, con il rientro del Texas Ratio e del Gross Npl Ratio nei parametri di sostenibilità previsti dalla Capogruppo; contestualmente, continuano ad aumentare le coperture del credito deteriorato (62,44% sulle sofferenze, 47,80% sul dato complessivo degli Npl) e prosegue la risalita dei coefficienti patrimoniali: Cet1 capital ratio 11,61% e Total capital ratio 13,69%. Da evidenziare, inoltre, la sensibile crescita del patrimonio netto (199,2 milioni, 13,2 in più rispetto al bilancio 2018) e l’incremento dei soci di oltre cinquecento unità (attualmente sono oltre 27.500, quinta Bcc in Italia come numero).

“L’utile di bilancio 2019 va decisamente oltre le previsioni anche grazie al contributo di componenti favorevoli non ricorrenti rappresentate dall’utile da negoziazione titoli – le parole del presidente Cristiano Iacopozzi – ma è ciò che esprimono tutti gli indicatori patrimoniali e di liquidità, oltre che la riqualificazione del portafoglio creditizio, a testimoniare come ChiantiBanca sia una realtà sana, con basi solide e prospettive sempre più incoraggianti, continuando a esprimere una vicinanza marcata nei territori di riferimento: in termini di credito erogato e di sostegno a iniziative, istituzioni, enti, associazioni culturali e sportive (oltre un milione erogato sui territori, 440 gli eventi sostenuti), grazie anche all’impegno condiviso con Fondazione ChiantiBanca e ChiantiMutua. Per tutto questo voglio esprimere il più grande ringraziamento al personale dipendente, esempio di attaccamento all’Azienda, oltre che a soci e clienti”.

Nella foto: Cristiano Iacopozzi, presidente ChiantiBanca


In prima linea contro il male DAL TERRITORIO

Finanziamenti a privati, Pmi e aziende ma anche sostegno a strutture sanitarie in prima linea nell’emergenza Covid-19 e donazioni – tramite Fondazione e Mutua – ai soggetti più fragili nei confronti del male del momento. Ecco le iniziative dove ChiantiBanca è scesa in campo per servire territorio e comunità di riferimento. 

DECRETO “CURA ITALIA” 

SOSPENSIONE MUTUI. Andando oltre il decreto Cura Italia, ChiantiBanca offre la possibilità di sospensione mutui fino al 30 settembre, totalmente o per la sola quota capitale con iter di istruttoria semplificato: è quello che viene riservato ai privati che non possono o non vogliono ricorrere all’art. 54 (ex legge Gasparrini) e dimostrino che la richiesta di sospensione è legata all’emergenza coronavirus. 

Per beneficiare della sospensione (scarica il modulo), il cliente non dovrà essere classificato tra le posizioni deteriorate della banca al 17 marzo 2020 e, alla stessa, data il finanziamento non presenti rate scadute. 

La platea dei potenziali destinatari viene allargata anche a lavoratori autonomi e professionisti per operazioni non inerenti la propria attività e a enti e associazioni che non svolgono attività di impresa (condomini, parrocchie e associazioni senza attività di lucro). 

Il modello di sospensione mutui deve inviato direttamente alla propria filiale di riferimento, via mail (clicca qui

MICRO IMPRESE E PMI. Nel dar corso alle disposizioni previste dall’art. 56 del Decreto Legge n. 18/2020, ChiantiBanca si è fatta parte attiva – pur in assenza di una prescrizione normativa – contattando, tramite pec, tutti i clienti che possono potenzialmente avvalersi delle misure governative citate, inviando la modulistica necessaria per usufruire dei benefici previsti (in caso di mancato ricevimento o se interessati, scarica il modulo). 

Le richieste, per beneficiare di quanto previsto dall’art. 56 del Decreto Legge 18/2020, dovranno pervenire alla banca tramite la casella pec finanziamenti@pecchiantibanca.it 

INIZIATIVE CONTRO IL VIRUS 

CARITAS DIOCESANE. Sul conto corrente con IBAN IT94 X086 7338 0500 2000 0207 963 vengono raccolte donazioni destinate alle Caritas diocesane dei territori di competenza della banca. Il primo segnale arriva dalla Fondazione ChiantiBanca, che ha stanziato 5.000 euro. 

SOSTEGNO A STRUTTURE SANITARIE. Stanziato un contributo di 30.000 euro a favore della Fondazione Santa Maria Nuova Toscana Centro e del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, entrambi in prima linea nella lotta contro l’emergenza coronavirus. La donazione, a cui si aggiungono i 10.000 euro stanziati da ChiantiMutua, sarà destinata all’acquisto di strumentazione e materiali sanitari da distribuire in vari ospedali dei territori su cui ChiantiBanca è presente. 

BCC E CR IN CAMPO CONTRO IL VIRUS. Al pari di tutte le aziende del credito cooperativo, la nostra banca sposa l’iniziativa “#Terapie intensive contro il virus. Le BCC e le CR ci sono”, lanciata dalle Capogruppo del settore con il supporto di Federcasse per sostenere le Unità di terapia intensiva e sub-intensiva degli ospedali e l’acquisto di apparecchiature mediche in coordinamento con il Ministero della Salute. Questo l’Iban del conto corrente dedicato: IT84W0800003200000800032006. 


La prova  più difficile DAL TERRITORIO
autore: Mauro Pastore
Direttore Generale Gruppo Bancario Iccrea

PENSANDO A QUANDO CHIANTIBANCA mi ha chiesto di scrivere questo articolo, poco più di quattro settimane fa, la sensazione che ne ricavo è che il mondo fosse un luogo completamente diverso. Ci siamo ritrovati, nel volgere di pochi giorni, in una situazione tanto drammatica quanto imprevedibile: un’emergenza sanitaria globale con una conseguente crisi economica e finanziaria dagli esiti ancora difficili da valutare. Terminata la fase dell’emergenza sanitaria, ad oggi in lieve miglioramento ma ancora molto complessa, dovremo affrontare una crisi economica gravissima, che nessuno di noi ha mai vissuto prima. Di certo, a soffrirne di più saranno le famiglie e le piccole e micro imprese che rappresentano il segmento principale della clientela delle Bcc. 

Ecco perché, oggi più che mai, sento il dovere di richiamare tutte le componenti del Credito Cooperativo ad una prova difficile di grande responsabilità e molta abnegazione. 

Una prova impegnativa, delicatissima, data l’importanza che il nostro lavoro quotidiano riveste per questo grande Paese. Le imprese, soprattutto, ma anche le famiglie italiane hanno un enorme bisogno che le banche continuino a fornire i propri servizi e il proprio supporto. Ne hanno bisogno oggi e, ancora di più, ne avranno bisogno quando avremo superato, speriamo il prima possibile, l’attuale emergenza sanitaria. 

Sono certo che le Banche di Credito Cooperativo, come dimostra la loro storia ultra centenaria, sapranno fare la loro parte in modo encomiabile. Già oggi molte Bcc, compresa la vostra, ancora prima delle misure del Governo, hanno approntato iniziative di sostegno alle famiglie ed imprese con difficoltà economiche. 

ChiantiBanca è una delle più grandi Bcc tra quelle che hanno aderito al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea. Opera su uno dei territori tradizionalmente più dinamici e produttivi dal punto di vista del comparto agroalimentare e dell’accoglienza turistica che rappresentano due grandi eccellenze italiane. E in tal senso, do una grande importanza ai temi della sostenibilità, della “green economy” che ritengo rappresentino una formidabile leva per tutte le Bcc ma in particolare per quelle come la vostra che operano su territori a forte vocazione turistica. Sono temi che meriteranno un specifico approfondimento. 

La presenza del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, oggi ancora di più, è dunque essenziale per rafforzare la capacità di azione delle Bcc. Le economie dei territori avranno ancora più bisogno di banche che riescano a rispondere alle esigenze espresse principalmente dalle famiglie e dalle PMI, soprattutto quelle che per la loro dimensione non sono intercettate dai grandi gruppi. Imprese che rappresentano il tessuto imprenditoriale fondamentale del nostro sistema Paese. 

Pur nella difficile situazione economica che ci attende, e forse a maggior ragione, per poter rispondere in modo efficace alle complesse sfide che si prospettano di fronte a noi, occorre essere realisti e concreti: l’attività caratteristica delle BCC, ovvero raccogliere denaro e prestare denaro, ha una redditività decisamente più bassa rispetto al passato poiché i tassi sono al minimo storico. Ci troviamo in una situazione in cui il margine di intermediazione, che è la nostra tipica fonte di ricavo, ha subito e subirà delle contrazioni: è naturale che in questo contesto alcune delle leve che ci hanno caratterizzato dovranno essere modificate. Occorrerà incrementare i ricavi da servizi, con specifico riferimento a quelli ulteriori rispetto ai servizi legati alla sola intermediazione e dobbiamo riuscire necessariamente a ridurre i costi. 

Il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, grazie anche all’intenso lavoro di ristrutturazione organizzativa, avviato con il piano di trasformazione industriale recentemente approvato dal Consiglio di Amministrazione di ICCREA, sarà in grado di fornire il supporto necessario a ChiantiBanca e alle altre Bcc aderenti per poter perseguire detti obiettivi, affinché non solo non diminuisca, ma semmai possa aumentare il ruolo delle Bcc sullo sviluppo dell’economia dei territori. 

Il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea sta lavorando per poter essere, sempre di più, un valore dal punto di vista patrimoniale, del know how, di strumenti e prodotti innovativi e dell’analisi dei dati. Il Gruppo può dunque rendere le singole Bcc più efficienti, liberando risorse economiche e professionali da dedicare all’attività commerciale e al sostegno quotidiano al territorio. 

La nostra sfida comune è, dunque, quella di valorizzare e rendere conciliabili le due grandi anime del Credito Cooperativo che sono quelle di banche presenti sul territorio con una fortissima valenza locale, insieme alla contestuale esistenza di un gruppo bancario che le rafforza e dà loro maggiori opportunità, sia sotto il profilo degli investimenti che di quello più strettamente commerciale. E beninteso, la Bcc, pur se è inserita in un contesto più ampio, rimarrà il punto di riferimento per la comunità, i soci ed i clienti. 

Colgo questa occasione di essere ospitato nella vostra rivista per fare i miei migliori auguri al nuovo direttore Mirco Romoli, che ha fatto, tra le altre cose, una bella esperienza tra le file di ICCREA e saprà pertanto essere artefice del naturale rapporto tra una buona bcc inserita in un buon gruppo bancario cooperativo, valorizzando il reciproco apporto. Caro Mirco, hai iniziato in un momento davvero complesso, ma potrai contare su di noi. 

In questo momento di grave difficoltà del nostro Paese abbiamo una grande responsabilità. E lo sforzo di tutti noi servirà a valorizzare appieno tutto il potenziale che la nostra storia di banche di territorio è in grado di esprimere. Il Credito Cooperativo e Chianti Banca ancora una volta dimostreranno di rappresentare una grande risorsa per l’Italia.

Mauro Pastore è Direttore Generale di Iccrea Banca, la capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, da giugno 2019. Proviene dalla Bcc di Roma, dove ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale dal 2010. Laureato in Economia e Commercio, in precedenza è stato Direttore Generale della Federazione delle BCC di Lazio Umbria Sardegna.


Assemblea sociale rinviata di due mesi, da decidere le modalità DAL TERRITORIO

IN CONSEGUENZA a quanto previsto dall’art. 106 del Decreto Legge 18/2020 che regola le norme in materia di svolgimento delle assemblee di società alla luce dell’emergenza nazionale Covid-19, l’assemblea ordinaria dei soci di ChiantiBanca – prevista per mercoledì 29 aprile in prima convocazione – subirà uno slittamento, essendo stati prorogati di 60 giorni (da 120 a 180) i termini di convocazione. In sostanza, la nuova data della prima convocazione dovrà essere fissata entro il 29 giugno e l’assemblea svolgersi entro il mese successivo. 

Accogliendo le istanze del settore bancario e, più in generale del mondo delle imprese, il legislatore – al fine di consentire la tenuta delle assemblee in condizioni di massima sicurezza ed evitare le condizioni connesse a presenze e affollamento di partecipanti in luoghi ristretti – ha inoltre previsto: 

  • la tenuta dell’assemblea anche con modalità video e modalità di voto per via elettronica o corrispondenza anche se non espressamente previsto dagli Statuti; 
  • … la presenza fisica dei soci, ove sia cessata l’emergenza Covid-19; 
  • la possibilità, anche in via esclusiva, di prevedere per l’assemblea la figura del “rappresentante designato” (ex art. 135-undecies del TUF). Si tratta di un rappresentante nominato da ogni banca che riceve dai soci le deleghe con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all’ordine del giorno e ne esprime la volontà in assemblea. 

Con riguardo alle banche che, alle prossime assemblee, hanno all’ordine del giorno le nomine delle cariche sociali, così come lo è ChiantiBanca, è stato posto il tema se lo spostamento della convocazione potesse produrre effetti sulle candidature presentate o, più in generale, sul procedimento elettorale. 

A tale riguardo, la Capogruppo Iccrea ritiene che le candidature presentate, ai sensi del Regolamento elettorale e nei termini stabiliti dal Consiglio di amministrazione, restano valide. Allo stesso tempo, l’articolo 106 del D.L. 18/2020, che nulla dispone al riguardo, non incide sui procedimenti elettorali avviati in base alle norme statutarie e regolamentari applicabili: peraltro i termini non sono modificabili, anche a causa delle attività che, nell’ambito del procedimento elettorale, sono di competenza di soggetti diversi, come la Commissione elettorale e la Capogruppo. 

Infine, è previsto che amministratori e sindaci “scadono alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica” (art. 2383 c.c.); pertanto, gli esponenti rimangono in carica con pieni poteri sino alla prossima assemblea. 


Fabbrica  di fiducia DAL TERRITORIO
autore: Mirco Romoli
 Direttore Generale ChiantiBanca

CARI SOCI,

non è questo il modo che avevo immaginato per presentarmi. Sono passati poco più di due mesi dal mio arrivo in ChiantiBanca: non importa ricordare quanto le nostre vite siano state stravolte per farvi capire che erano ben altri i miei progetti e i primi passi che avrei voluto affrontare da Direttore Generale. Stringere la mano a tutti – che gesto di valore, quando potremo ricominciare a farlo? – sarebbe stato impensabile ma creare un rapporto stretto e fiduciario con la compagine sociale quello sì, era nei miei pensieri fin da subito: se è vero che il credito cooperativo è una lunga storia di persone che hanno operato e continuano a operare per le persone, non si può non partire dal rapporto umano per costruire relazioni costruttive e durature nel tempo. 

Troppe volte quando si parla di banche, anche delle nostre banche, ci si riduce a parlare di numeri senza pensare a quello che c’è a monte. So bene che fare banca significa dare solidità a un sistema, che avere bilanci sani genera benefici ai territori e alle loro comunità. Ma per uno come me, che ha sviluppato il percorso professionale interamente nel credito cooperativo – prima come responsabile della funzione Internal Audit della Federazione Toscana Bcc, poi nel Gruppo Bancario Iccrea contribuendone alla costituzione e all’avvio operativo – e con orgoglio ne rivendica l’esclusiva appartenenza, il valore e l’ascolto della persona restano un pilastro – il pilastro – su cui costruire il nostro lavoro. 

Sono onorato dell’opportunità che mi è stata concessa dal Consiglio di Amministrazione. Sapete meglio di me cosa rappresenta ChiantiBanca per i nostri ventisettemila soci, per gli oltre centomila clienti, per le famiglie e le aziende, per il territorio in cui si mette al servizio; conoscete bene la storia e il peso che ha sempre avuto all’interno del credito cooperativo, la considerazione e l’importanza che Federazione Toscana e Gruppo Bancario Iccrea ci riconoscono (anche in questa newsletter, in linea con le precedenti, ne è testimonianza l’intervento del direttore generale di Iccrea, Mauro Pastore). E i primi due mesi, onestamente complicatissimi per tutto quello a cui stiamo assistendo e in cui la struttura – vi assicuro – non ha limitato nemmeno per un attimo forza di volontà e spirito di sacrificio per mettersi al servizio della comunità, mi hanno fatto capire velocemente e per intero la responsabilità che mi è stata affidata. 

Come ho già detto al nostro presidente, al Consiglio di Amministrazione ed a tutta la struttura fin dal primo giorno, credo nel gioco di squadra, nella delega e nella responsabilità, nell’educazione e nel rispetto degli altri, anche e soprattutto se hanno idee diverse dalle proprie: mi piace ricordare che 

nessun altro è pari al mondo cooperativo nel saper mettere al centro la persona, nel saperla “riconoscere” e concederle fiducia. 

Già, la fiducia: Hemingway diceva che “il modo migliore se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia”. Personalmente, mi sono presentato in Consiglio di Amministrazione, dicendo: fabbricare fiducia è la nostra missione con soci, famiglie e imprese. 

Se ci riusciremo, specie in questi tempi così difficili, avremo dato risposte convincenti ai tantissimi che credono in noi. A partire da tutti voi. 

Con i migliori auguri di una Santa Pasqua a voi e alle vostre famiglie.

Mirco Romoli, 45 anni, è Direttore Generale di ChiantiBanca dal 1° febbraio 2020. Arriva da Iccrea Banca, dove ha contribuito alla costituzione e all’avvio operativo della capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea. In precedenza è stato responsabile della funzione Internal Audit della Federazione Toscana Banche di credito cooperativo.


Di fronte a un bivio DAL TERRITORIO
autore: Cesare Peruzzi
Giornalista

ANCHE PER L’ECONOMIA FIORENTINA ci sarà un prima e un dopo coronavirus. Lo stop imposto dall’emergenza sanitaria, che ha coinvolto circa il 70% delle attività, lascerà sicuramente il segno negativo in termini di Pil e di posti di lavoro (oltre che nella percezione delle persone), ma potrebbe anche rappresentare l’inizio di una nuova storia, più moderna e performante. A patto che le imprese e le filiere produttive sappiano approfittare della crisi per fare un salto di qualità, accelerando sul fronte della digitalizzazione e (quando necessario) ripensando il modello di business. 

La forza economica della Città Metropolitana, quasi 35 miliardi di Pil, 16 miliardi di export, un tasso di disoccupazione del 5,8% prima dell’uragano Covid-19, è da sempre strettamente legata alla forte diversificazione: la filiera turistica è molto importante, ma non esprime più del 10% del valore aggiunto provinciale, contro il 24% del manifatturiero e oltre il 50% del terziario, compreso un sistema bancario forte e ben articolato. A sua volta, l’attività di trasformazione può contare su più motori trainanti: dalla moda-pelletteria alla farmaceutica, dalla meccanica al comparto vinicolo- alimentare. Le esportazioni, ormai oltre il 40% del Pil, hanno dato ossigeno a questo sistema, consentendogli di superare bene la crisi del 2008-2010. 

Ma i punti di debolezza non mancano, a cominciare dal perdurare delle difficoltà del comparto delle costruzioni. Poi c’è da ricordare lo scarso livello di strutturazione delle aziende: a fronte di gruppi leader (in Italia e nel mondo), come Gucci, Ferragamo, Menarini, Beker Huges-Nuovo Pignone, Antinori, Frescobaldi, solo per citarne alcuni, ci sono migliaia di piccole e piccolissime imprese, spesso legate al sistema della fornitura ma non solo, con un livello di digitalizzazione basso e una struttura finanziaria fragile. Nel tempo non è nato in questo territorio un tessuto adeguato di medie imprese, che pure ci sono e anche importanti ma non quante ne servirebbero. 

A queste due fragilità (scarsa digitalizzazione e dimensioni d’impresa ridotte), si aggiunge l’inadeguatezza del sistema formativo per cui, su una media di 8mila posti di lavoro disponibili ogni mese nell’area, il 35% delle figure professionali richieste non è reperibile: non si trova perchè mancano i giovani preparati, soprattutto per quanto riguarda mestieri tecnici e legati all’informatica. La questione del mismatch sul mercato del lavoro è percepita come problematica dalla maggioranza delle imprese fiorentine e toscane (60%). Fatica il comparto del turismo, che ha bisogno di professionalità più elevate (e finalmente a Firenze si parla di una scuola di alta hotellerie), e sono in difficoltà le imprese della metalmeccanica e della logistica, settori esposti alle trasformazioni tecnologiche della quarta rivoluzione industriale, così come le aziende di pelletteria, espressione di quel made in Italy di successo che ha fornito il carburante per la corsa delle esportazioni negli ultimi anni. 

Lo sforzo, in questo momento, deve essere quello di utilizzare gli strumenti a disposizione per effetto della crisi-coronavirus (dalle agevolazioni finanziarie alla disponibilità di tempo) per colmare alcune di queste lacune, come per esempio ridurre il gap digitale che taglia fuori dal mercato globale buona parte delle attività di questo territorio (neppure il 20% delle imprese utilizza l’e-commerce), oppure individuare nuove modalità di produrre e di lavorare grazie alla digitalizzazione e allo smart working. Non a caso la Camera di commercio di Firenze attraverso il proprio Pid (punto impresa digitale) ha intensificato i servizi formativi e informativi online, mettendo in condizione imprenditori, professionisti e semplici cittadini di sfruttare lo stop obbligato in un’ottica di crescita e di riconversione, magari guardando a modelli di business più innovativi. 

Se alla fine dell’emergenza sanitaria (e del conseguente tzunami economico), quando augurabilmente le attività ripartiranno a pieno ritmo, il sistema fiorentino avrà conseguito una maggior consapevolezza dei propri mezzi e una migliore conoscenza degli strumenti tecnologici disponibili, allora potremo dire che non tutto il male sarà venuto per nuocere. In altre parole, le imprese (tutte, dal commerciante all’artigiano) devono sforzarsi di mettere a frutto questa esperienza per molti versi drammatica guardando al futuro, in un’ottica di ripartenza. E, alla fine, il territorio sarà più forte e competitivo. 

 

Cesare Peruzzi è responsabile dei rapporti con la stampa per la Camera di Commercio di Firenze. E’ stato direttore di Toscana 24-Il Sole 24 e inviato del Sole 24 ore

ChiantiBanca a sostegno di strutture sanitarie, soci e clienti DAL TERRITORIO

Il Consiglio di Amministrazione di ChiantiBanca ha stanziato un contributo di 30.000 euro a favore della Fondazione Santa Maria Nuova Toscana Centro e del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, entrambi in prima linea nella lotta contro l’emergenza coronavirus.

La donazione, a cui si aggiungono i 10.000 euro stanziati da ChiantiMutua, sarà destinata all’acquisto di strumentazione e materiali sanitari da distribuire in vari ospedali dei territori su cui ChiantiBanca è presente. “Siamo orgogliosi di dare il nostro aiuto a strutture impegnate giorno e notte per combat-tere il nemico del momento – le parole del presidente Cristiano Iacopozzi -. Stanno operando con impegno instancabile e ammirevole nel territorio dove la banca opera: con grande senso di re-sponsabilità, ci sentiamo coinvolti e partecipi verso il loro operato. Vogliamo far sentire vicinanza e sostegno a chi sta dedicando la propria vita al bene altrui: la situazione è pesantissima ma confidiamo nella storica capacità degli italiani di risollevarsi anche dai momenti più bui”.

ChiantiBanca, inoltre, appoggia al pari di tutte le aziende del credito cooperativo, l’iniziativa “#Terapie intensive contro il virus. Le BCC e le CR ci sono”, lanciata dalle Capogruppo del settore con il supporto di Federcasse e rivolta a personale dipendente, soci, clienti e comunità locali per sostenere le Unità di terapia intensiva e sub-intensiva degli ospedali e l’acquisto di ap-parecchiature mediche in coordinamento con il Ministero della Salute. Questo l’Iban del conto corrente dedicato: IT84W0800003200000800032006.

Aiuti alle strutture sanitarie ma anche sostegno concreto a soci e clienti, dando risposte in tempi rapidi e creando una corsia privilegiata per le richieste di moratoria e sospensione dei mu-tui che arriveranno in conseguenza del momento. “Stiamo mettendo in campo tutte le forze a no-stra disposizione, di concerto con la Capogruppo Iccrea, per dare il supporto necessario alle comunità – dice il direttore generale Mirco Romoli, che trova spunto nei valori del credito coopera-tivo per alzare ancor più l’attenzione verso i bisogni di soci e clienti. “I nostri dipendenti si stanno adoperando con straordinario impegno pur operando in condizioni di comprensibile difficoltà. A loro dico grazie, come dico grazie alla clientela che non si è fatta travolgere dalle emozioni del momento e ha seguito le nostre indicazioni, in linea con quanto previsto dall’intero mondo banca-rio: limitare gli accessi alle filiali unicamente per ragioni di urgenza, usare le casse automatiche, le aree self, i bancomat evoluti e tutti gli strumenti telematici a disposizione, su cui continueremo a investire. Particolarmente apprezzato è risultato essere il numero verde (800171212) attivato per gestire rapidamente le richieste dei clienti: non resterà un servizio circoscritto all’emergenza, lo renderemo ancor più strutturato perché i ritorni sono alquanto positivi. Percorreremo tutte le strade per aiutare soci e clienti a ripartire rapidamente dopo questa fase di difficoltà”.


Altro che sport DAL TERRITORIO
autori: Ilaria Camiciottoli e Alessia Naldini
 Consigliere di Amministrazione ChiantiBanca

“LO SPORT PER TUTTI è un bene che riguarda la socialità, la salute, e per questo merita tutela e una valorizzazione globale” (Giovanni Malagò – Presidente del CONI). 

ChiantiBanca, da sempre interessata a valorizzare il territorio in cui opera, prosegue nel suo impegno a sostenere le diverse associazioni sportive presenti nello stesso. Infatti, la finalità dell’attività sportiva, oltre ad essere quella intrinseca del divertimento e dello svago, a cui rimanda la stessa etimologia della parola, non si esaurisce nello sviluppare il proprio corpo, né tantomeno nel vincere una competizione, ma comprende anche la trasmissione di valori condivisi da ChiantiBanca: la cooperazione, la solidarietà, l’integrazione e la coesione sociale. 

Ecco quindi la nostra costante dedizione verso coloro che si occupano dello sport in tutte le sue forme. In tale ottica, nell’ultimo anno, ChiantiBanca si è posta a fianco delle associazioni che operano nelle più svariate discipline sportive e nelle diverse province che fanno parte del territorio di riferimento: nel 2019 le risorse stanziate a sostegno delle attività sportive sono state oltre 250.000 euro tra contributi e sponsorizzazioni, equivalente a circa il 25% del totale. 

Nel pistoiese, ChiantiBanca e sport vanno a braccetto: tutte le più importanti realtà del territorio sono “griffate” dalla nostra banca: con il Pistoia Basket, unica società professionistica della Toscana nel campionato di A1, il rapporto è ormai storico e sempre più consolidato, quello con la Pistoia Atletica è nato lo scorso anno ma il legame è talmente forte da abbinare il nostro nome a quello della società (adesso si chiama PistoiAtletica 1983 ChiantiBanca); non potevamo non sostenere la Pistoiese, militante in Lega Pro, e il Tennis Club Pistoia, squadra di vertice in A2 dopo aver militato – a stagioni alternate – nel massimo campionato nazionale. Merita una citazione particolare la collaborazione con la Scherma Pistoia che, oltre a raggiungere importanti risultati nazionali e internazionali, da anni è attiva nell’ambito paralimpico e da quest’anno propone un progetto di corsi dedicati a ragazzi autistici.

A conferma del sostegno trasversale a cui ChiantiBanca si lega, va evidenziato il contributo a favore del Baskin Pistoia, squadra composta da ragazzi disabili e non che a livello regionale è diventata reale testimonianza di come lo sport possa abbattere qualsiasi barriera.

Per quanto riguarda il territorio del Chianti fiorentino, la banca ha sostenuto il mondo del calcio con i contributi al Montespertoli, che coinvolge 300 ragazzi, e alla Sancascianese Calcio, principale associazione sportiva di San Casciano che conta 200 tesserati dai 5 ai 18 anni di età.

Da ricordare anche l’impegno della banca nel sostenere il Chianti Volley, frutto della fusione tra Azzurra Volley e Pallavolo Tavarnelle che vanta oltre 250 atlete oltre a 60 ragazze del minivolley, e la Pallamano Tavarnelle, con squadre giovanili che militano nei campionati regionali di categoria e una prima squadra nel campionato di A2.

Nel territorio fiorentino non sono mancati le collaborazioni con l’Avvenire 2000 Rifredi Basket, squadra femminile di serie B, e l’Aics Campo Marte.

Possiamo proseguire menzionando il territorio di Campi Bisenzio con l’erogazione alla Rondinella Ponte a Greve Marzocco: il sodalizio sportivo organizza anche eventi per sostenere le famiglie meno abbienti e garantire il diritto allo sport a tutti i bambini; da sottolineare anche i contributi alla Pallavolo Scandicci Savino del Bene, militante in A1 femminile, e al Club sportivo Scandicci, associazione sportiva di riferimento nel territorio sia per il calcio che per il rugby. 

Nell’area di Siena si evidenzia il contributo a favore del Tennis club Poggibonsi, che dal 2016 vanta il titolo “Top School” rilasciato dalla Federazione Tennis Italiana, ma anche le ormai storiche erogazioni verso Siena Calcio, Mens Sana Basket e CUS Siena, impegnato nella pallavolo, soprattutto giovanile.

Da segnalare anche le sponsorizzazioni a tutte le manifestazioni ciclistiche sul nostro territorio legate tra loro dal marchio “Eroica”, quali l’Eroica Montalcino, Eroica Gaiole, Nova Eroica: la corsa ripropone il ciclismo storico come fenomeno sportivo culturale e di costume.

Il territorio di Prato ha visto la nostra presenza in tutte le discipline: dal golf delle Pavoniere al basket della Pallacanestro 2000, dal calcio del Prato alla pallamano della Medicea Handball di Poggio a Caiano, per finire con il sostegno all’Azzurra Nuoto Prato che si avvale della collaborazione di ben trenta allenatori a gestire l’attività di oltre 600 atleti nelle piscine di Prato, operando in ambito regionale in varie discipline natatorie (nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato). 

Infine, siamo stati vicini al territorio del Tirreno, con il sostegno a diverse attività sportive: il calcio con l’Empoli in B, la pallavolo con i Lupi S. Croce in A2 e il basket attraverso le sponsorizzazioni a Invictus Livorno, importante realtà giovanile della città, Libertas 1947 e Montecatini Terme Basketball. Da non dimenticare il sostegno alla palestra Zone di Pisa, da sempre attenta ai temi del benessere e della salute.

Ilaria Camiciottoli è consigliera di amministrazione di ChiantiBanca dal maggio 2017. Vanta due lauree: Economia Aziendale e Educazione Professionale. Due anche le professioni svolte: educatrice per l’assistenza scolastica a bambini con difficoltà e titolare dell’azienda vitivinicola La Collina.
Alessia Naldini è nata a Bagno a Ripoli ma vive tra Tavarnelle Val di Pesa e Milano. Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Firenze, imprenditrice sociale e co-founder di un’agenzia specializzata in turismo culturale e marketing territoriale, dal 2017 è membro del Consiglio di Amministrazione di ChiantiBanca. 


La qualità è green DAL TERRITORIO
autore: Piero Ceccatelli
Giornalista La Nazione

QUAL E’ LA FOTOGRAFIA PIU’ FEDELE DELL’ECONOMIA DI PRATO? L’istantanea del Macrolotto 1 dove il 90% dei 250 lotti esibiscono insegne bilingul, con ideogrammi cinesi affiancati all’italiano e dove ha sede il distretto del pronto moda più grande d’Europa? O la strada di Montemurlo e relative diramazioni dove negli ultimi anni si è trasferito il tessile tradizionale pratese? Scegliere non è possibile. Le foto vanno affiancate, accostate perché all’alba del terzo decennio del Duemila l’economia di Prato ha due protagonisti. Gli impetuosi orientali che hanno trasformato i laboratori protoindustriali della prima ora della loro migrazione in capannoni moderni, razionali e sempre poi sicuri. E che confezionano a getto continuo abiti pret à porter per i mercati low cost di tutta Europa: dall’Est emergente alle griffe della moda usa e getta, tutti si riforniscono qui, ma non sempre amano ammetterlo. Al Macrolotto 1 si uniscono due forze: la prima è una capacità produttiva con performances inimmaginabili per qualità, costi e tempi di consegna, anche grazie a un rispetto della legalità in avviata crescita, ma ancora lontano dagli standard occidentali. 

La seconda forza è il Made in Italy sulle etichette dei capi. Verità, non contraffazione. Sono abiti confezionati in Italia, anche se con procedure cinesi. E vuoi mettere l’appeal di un pantalone da dieci dollari, che esibisce orgoglioso di arrivare dalla patria di Armani e Valentino, anziché nascondere nella tasca più recondita il marchietto Made in Vietnam o in Bulgaria?

L’altra fotografia è a Montemurlo. Ma è anche a Prato, al Macrolotto 2, in Valbisenzio. Dove sono rimaste le aziende tessili dei pratesi, sopravvissute alla crisi che ha costretto – o più spesso semplicemente convinto – i produttori tradizionali a chiudere. O, quelli sopravvissuti, a lasciare il Macrolotto 1 all’avanzata cinese, reinvestendo la lauta buonuscita ricevuta dagli orientali in sedi meno onerose (soprattutto a Montemurlo) e in nuove tecnologie.

Le fabbriche pratesi rimaste lavorano e fanno profitti, perché il tessile qui è di casa da oltre settecento anni e qualcosa vorrà pur dire, anche di fronte ai paesi emergenti dove la stoffa basic la producono operai pagati pochi dollari al giorno. Prato ha migliorato la qualità e ridotto i metri – anzi: i chilometri – di produzione quotidiana, per decenni simbolo e indice di prosperità. Più che alla quantità si punta ora alla qualità del prodotto. E della produzione, il più possibile green, sostenibile sul piano lavoristico (mai messo in dubbio) e ambientale. Con rifiuto di componenti tossiche, dannose per il consumatore e minori emissioni in aria e nelle acque. E c’è orgoglio finalmente verso quel rigenerato che creò fortune economiche e zavorre reputazionali per Prato, all’epoca degli stracci riconvertiti in stoffe. Prato era green quando nessun altro lo era ma non seppe imporsi nell’immagine come antesignana del futuro. Lo fa oggi ed è ancora in tempo, vista la maturata sensibilità generale.

Tessuti sostenibili e con sempre maggior valore aggiunto, insomma, frutto di ricerca, sperimentazione e più stretta collaborazione con gli stilisti. La figura storica dell’artigiano, ovvero dell’operaio che lavorava in proprio per un unico datore, è soppiantata da tecnici progettisti con diploma e laurea. 

Il dato curioso e dolente è che fra chi produce tessuti e chi li confeziona non esiste, almeno strutturalmente, continuità. Le stoffe dei pratesi fin dagli anni ’90, quando qui si produceva anche il basic, sono risultate troppo care per il low cost cinese. Gli orientali importano tessuti dai paesi – madrepatria compresa – dove costano meno e i pratesi vendono le loro stoffe magari a migliaia di chilometri di distanza, ma non a chi le confeziona vicino a casa. Dunque, tornando alla domanda iniziale, per mostrare il panorama di Prato occorrono – ancora e chissà per quanto – due fotografie.

Alle quali per completezza d’affresco vanno aggiunti imprescindibili zoom. Sull’informatica di una Tt Tecnosistemi, sulla logistica di Albini e Pitigliani, rimasta nel cuore del Macrolotto 1 da dove, fra molto altro, cura parte delle spedizioni della moda prodotta dai cinesi. Sul meccanotessile, reduce da un 2018 florido a fianco del rinnovamento tecnologico del tessile locale e di nuovi impianti nei paesi emergenti. In difficoltà, il commercio al dettaglio con un centro storico spolpato di funzioni col trasferimento delle banche e del tribunale datato anni Ottanta e del recente spostamento dell’ospedale e la nascita a distanza di cinque chilometri, sullo stesso asse viario, di due grandi centri commerciali.

Sul fronte economico, Prato rappresenta una grande incompiuta: mai decollata la diversificazione. Chi ha chiuso col tessile non ha riaperto in altri settori, dedicandosi (timidamente) all’immobiliare o conservando liquidità per tempi migliori che al momento non si sono manifestati. 

Nell’attesa, il distretto valorizza un’antica e a lungo trascurata vocazione agricola. Piccolo territorio, con la sorpresa di due vini docg. Il pinot nero prodotto quasi per miracolo in piccole e preziose quantità a Montemurlo da Pancrazi e il Carmignano, cantato nel Rinascimento dal Redi, di cui sapienti mani hanno governato l’innata e in po’ irruente spigliatezza per ricavarne un vino di dignità internazionale. Il Piaggia riserva 2016, della fattoria che vede al timone Mauro Vannucci e la figlia Silvia, è stato giudicato miglior rosso italiano e il “Terre a mano” della fattoria di Bacchereto è fra i primi 100 rossi del paese, secondo la guida del Gambero Rosso.

Da un lato l’industria che marcia sul green, dall’altro vini di alta qualità. Tornare alla natura, in fondo, è il destino scritto nel nome di Prato.

Piero Ceccatelli è giornalista de La Nazione. E’ stato responsabile della redazione centrale e di quelle di Prato, Pistoia e Lucca. Attualmente si occupa di web. Ha lavorato per Ansa, Il Tirreno e La Gazzetta dello Sport.



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