Con idee e innovazione, la Toscana ha retto meglio degli altri l’urto della crisi DAL TERRITORIO
autore: Francesco Dainelli
Docente universitario e consulente

 

LA CRISI ECONOMICA ormai decennale fiacca l’economia italiana, ormai ristagnante da tempo. La Toscana, dati alla mano, è una delle regioni che ha meglio resistito agli effetti nefasti di questa enorme crisi economico-finanziaria.

Perché la nostra Toscana è così “resiliente”, cioè resistente di fronte agli urti della crisi?

La prima risposta arriva dal tessuto produttivo e imprenditoriale. La nostra regione “coltiva” imprenditori d’eccellenza, pieni di idee, ricchi di progetti e di iniziative. Nonostante il perdurare della crisi, non manca la volontà e la capacità d’innovare, la costante ricerca della qualità nelle produzioni e nei servizi. Oltretutto, la nostra è un’economia stabilmente diversificata su agricoltura, industria e turismo.

Nell’agricoltura, gli ettari di terreno convertiti e in fase di conversione verso produzioni certificate Bio sono ai vertici nazionali. Nell’industria, spiccano i segmenti della meccanica e della pelletteria – quest’ultima agganciata alla moda di lusso – che trainano export e danno lavoro a un ampio indotto di piccole realtà produttive. Nel turismo, la riqualificazione di piccoli borghi rurali è stato un potente motore di sviluppo economico. In questo ambito, la Toscana possiede un numero di agriturismi eccezionalmente alto. Certo è che una politica industriale e territoriale seria, di lungo periodo, potrebbe offrire un aiuto non indifferente all’iniziativa privata. In questo senso, occorre riconoscere che la Regione Toscana si è dimostrata particolarmente attiva, anche promuovendo le risorse finanziarie europee.

Quello che manca all’imprenditore toscano è la “dimensione”, la capacità di fare il salto di qualità. Mancano risorse finanziarie, spesso, per cavalcare lo sviluppo e pensare in grande. Mancano anche risorse umane qualificate. Manca, cioè, quel capitale manageriale in grado di far sviluppare in modo moderno e sostenibile la piccola impresa toscana. Su questo punto, si giocherà la futura sfida nazionale e internazionale della nostra economia.

Una seconda risposta al “perché” d’apertura sta nel tessuto sociale. Ricca di tradizioni e di legami sociali che legano generazioni e territori, la Toscana ha retto meglio di altre regioni e territori l’urto della crisi economica, che, con le sue tensioni, va a sgretolare anche i legami sociali. Il forte legame con l’ambiente e il territorio ha consolidato la resistenza della Toscana. Certo, le istituzioni sociali – scuole, asili, centri di assistenza – sono più povere e carenti di personale adeguato. Gli investimenti in quest’area sono cruciali per sostenere un futuro di medio-lungo periodo. Altrettanto importante sarà la partita che istituzioni e soggetti privati vorranno giocare sul terreno del rispetto ambientale, in un momento in cui i cambiamenti climatici scombussolano il mondo.

Una terza e ultima risposta deriva dalla forza che “viene dal basso”. Associazionismo, volontariato, fondazioni, attività religiose hanno proliferato in questi ultimi 10 anni. Questo potente strumento di sostegno territoriale, svincolato dall’attività politica di alto rango, ha sostenuto la popolazione con disagi e livelli di povertà comunque crescenti, anche se meno rispetto ad altri territori. Il popolo toscano ha dimostrato capacità di aiuto e solidarietà, andando a ri-creare relazioni e sistemi sociali. In questo ambito, il credito di natura cooperativa ha dimostrato di sostenere l’economia più di altre banche, anche addossandosi il peso di fallimenti industriali e familiari.

Vero che la situazione non è rosea guardando al futuro, vivendo in un’Italia che soffre rischi economici e finanziari crescenti. A mio avviso, tuttavia, troppo spesso rimbalzano nelle nostre teste e, soprattutto, nei nostri cuori, notizie negative e pessimiste, innescando un circolo vizioso deleterio. I dati della nostra regione dimostrano speranza e forza di un territorio. Il nostro tessuto (che non a caso si chiama così!) sociale ed economico non si è strappato in questi anni duri, anche se una bella pulizia e qualche rammendo andrebbero fatti.

 

 

Francesco Dainelli è professore associato in Economia Aziendale presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli Studi di Firenze. Opera nel mondo dell’analisi di bilancio, della valutazione aziendale e del merito creditizio, dei sistemi di rating bancari.